PLANXTY– The well below the valley

Quando nel 1991 mi ritrovai in Irlanda, alla ricerca di qualcosa
che identificasse il suono irlandese tradizionale,
girai per diversi giorni entrando in numerosi pubs di Dublino dove potei sperimentare sessions del tipo singalong, ossia “cantate-tutti-insieme”, oppure a Galway altre sessions totalmente strumentali,e cercai ovviamente anche molti dischi, visto che il tempo per rimanere in Irlanda per imparare e conoscere la musica del posto era limitato.E fra i dischi che mi capitarono per le mani c’era pure questo, con una bellissima copertina riproducente the Book of Kells, meraviglioso codice miniato conservato presso il Trinity College di Dublino.
Metto su il cd e si parte con CUNLA, pipe solo di Liam O’Flynn. E quelle pipes con una ancia molto aperta, un gran bel suono chioccio,mi proiettarono istantaneamente in un tempo passato, in un mondo che per me non c’era più ma che all’epoca in Irlanda c’era ancora. Così come nel pezzo successivo,PADDY O’REILLY, la voce di Andy Irvine è una voce di un’altra era, di un mondo fatto di legno e paglia, di storie lette e/o cantate davanti al fuoco di un caminetto, magari dal nonno prima che i nipoti vadano a letto.Quando poi alla fine del disco, dopo momenti di storia pura come AS I ROVED OUT o BEAN PHAIDIN, mi trovai ad ascoltare un brano come TIME WILL CURE ME, che a distanza di 35 anni considero ancora oggi un brano di contemporary folk, capii che quel qualcosa che non conoscevo e che stavo cercando l’avevo trovato….Da lì in poi approfondii la storia di quel gruppo e di tutti quei grandi musicisti che lo componevanothe well

Quando nel 1991 mi ritrovai in Irlanda, alla ricerca di qualcosa
che identificasse il suono irlandese tradizionale,
girai per diversi giorni entrando in numerosi pubs di Dublino dove potei sperimentare sessions del tipo singalong, ossia “cantate-tutti-insieme”, oppure a Galway altre sessions totalmente strumentali,e cercai ovviamente anche molti dischi, visto che il tempo per rimanere in Irlanda per imparare e conoscere la musica del posto era limitato.E fra i dischi che mi capitarono per le mani c’era pure questo, con una bellissima copertina riproducente the Book of Kells, meraviglioso codice miniato conservato presso il Trinity College di Dublino.
Metto su il cd e si parte con CUNLA, pipe solo di Liam O’Flynn. E quelle pipes con una ancia molto aperta, un gran bel suono chioccio,mi proiettarono istantaneamente in un tempo passato, in un mondo che per me non c’era più ma che all’epoca in Irlanda c’era ancora. Così come nel pezzo successivo,PADDY O’REILLY, la voce di Andy Irvine è una voce di un’altra era, di un mondo fatto di legno e paglia, di storie lette e/o cantate davanti al fuoco di un caminetto, magari dal nonno prima che i nipoti vadano a letto.Quando poi alla fine del disco, dopo momenti di storia pura come AS I ROVED OUT o BEAN PHAIDIN, mi trovai ad ascoltare un brano come TIME WILL CURE ME, che a distanza di 35 anni considero ancora oggi un brano di contemporary folk, capii che quel qualcosa che non conoscevo e che stavo cercando l’avevo trovato….Da lì in poi approfondii la storia di quel gruppo e di tutti quei grandi musicisti che lo componevano

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